La partizione dell’udibile

Il nostro periodo culturale è caratterizzato da una scala di produzione e circolazione senza precedenti, nonché da
un’integrazione globale nella produzione, nella ricezione e nel riuso culturale. Le persone in tutto il mondo creano,
condividono e interagiscono con miliardi di artefatti digitali ogni giorno. Abbiamo bisogno di nuovi metodi per vedere la
cultura nella sua nuova scala, velocità e connettività, combinando approcci sia qualitativi sia quantitativi per rivelare la
piena variabilità di questo nuovo ecosistema senza ridurlo a un mero insieme di categorie.
Lev Manovich


Medioera è il festival della cultura digitale organizzato dalla Aps Gioventù
protagonista.
È giunto, quest’anno, alla sua quindicesima edizione.
Il festival ha l’obiettivo di promuovere la riflessione critica attorno al tema della
relazione fra esseri umani ed ecosistema digitale in un’ottica di sostenibilità e piena accessibilità.
Medioera – Visioni Future è lo spin-off di Medioera che da sei anni si occupa della promozione e produzione della pratica performativa che indaga la relazione fra corpi e spazi, fisici e mentali.
La parola chiave dell’edizione 2024 è ascolto.
Medioera – Visioni Future 2024 vuole attivare una riflessione sul tema di quella
che Brandon LaBelle chiama giustizia acustica, i.e. la negoziazione, sempre attiva e mai compiuta definitivamente, dello spazio in cui ascoltare ed essere ascoltati. Luoghi fisici e mentali attraversati da suoni e parole, da gesti e posture.
Un ambiente che diventa il luogo delle possibilità, del conflitto, della
trasformazione, del silenzio e insieme della parola.
Uno spazio bucato che ritrova, trova e scopre nuove possibilità d’uso nell’ascolto reciproco, nella relazione, nello sguardo attento.
Una soglia aperta su linguaggi diversi, trasversale fra le arti, all’incrocio tra media convergenti.

Scrive Eugenio Barba (1988) che la natura del teatro è effimera. Che effimero
significa che dura un sol giorno. Ma anche che muta giorno per giorno. Cinema e
elettronica realizzano ciò che è stato impensabile fino al nostro secolo: spettacoli che si conservano praticamente immutabili nel tempo. Così oscurano la consapevolezza che la dimensione essenziale dello spettacolo teatrale resiste al tempo non fissandosi in una registrazione, ma trasformandosi.
Il limite estremo di queste trasformazioni sta nelle singole memorie dei singoli
spettatori. Che vuol dire lavorare tenendo presenti gli spettatori e non il pubblico? Il pubblico decreta il successo e l’insuccesso, cioè qualcosa che ha a che vedere con l’estensione. Gli spettatori, nella loro unicità, decidono ciò che riguarda la profondità: fino a che punto lo spettacolo ha piantato radici in alcune memorie individuali.
C’è una parte di noi che vive in esilio, che noi o gli altri (gli altri in noi) non riteniamo accettabile o sufficientemente importante. In questa parte razionalmente, moralmente o emotivamente esiliata certi spettacoli germogliano. Lo spettatore non li consuma.
Spesso non li capisce, o non sa come valutarli. Ma continua a dialogare con i ricordi che essi hanno seminato profondamente nel suo spirito.
Il progetto è una nuova produzione che vuole, attraverso la ricerca degli artisti
selezionati che intendiamo ospitare in residenza, proporre un nuovo ambiente
relazionale tra gli spazi indicati e gli spettatori attraverso l’esito del percorso di
ricerca stesso.
Obiettivo è la costruzione di nuove, per quanto provvisorie, connessioni; nuove interazioni e nuove contemplazioni.
A tale riguardo, scrive Alva Noë riferendosi a John Cage: Sappiamo che fu invitato a tenere un’importante serie di conferenze ad Harvard verso la fine della sua vita. Stando alla storia, produsse le sue tre conferenze mescolando a caso parole tratte da tre libri – uno di questi era il Tractatus di Wittgenstein, credo – e poi lesse semplicemente le frasi senza senso ad alta voce. Alla fine il suo pubblico si ridusse a due o tre persone. Cage fu molto, molto noioso. Ma concedendo ai suoi ascoltatori il massimo distacco – nessuna idea da cogliere, trama da seguire o significato da percepire – aveva favorito un diverso tipo di libertà, quella di pensare, di lasciare che la mente vagasse o di contemplare ciò che stava accadendo.
Residenze guidate dalle artiste e dagli artisti coinvolti in grado, a loro volta, di
coinvolgere altri artisti in un percorso che parte dalla musica improvvisata, dall’uso delle nuove tecnologie, dall’ibridazione dei media.

Il format
Il format del progetto di produzione rispecchia il campo semantico della parola chiave scelta per rappresentarlo in forma sintetica. Ci siamo affidati all’ascolto anche nella individuazione dei luoghi e dei formati che utilizzeremo, a cominciare dalle spazi individuati per il suo svolgimento.
Spazi che sono soglie aperte al dire e all’ascoltare reciproci; dei luoghi liminari da
attraversare, in cui sostare; spazi da aprire e chiudere in grado di produrre eco,
vibrazioni e ritmo.
Spazi in cui la relazione con lo spettatore sia in grado di attivare la connessione
profonda in grado di lasciare il segno di cui parla Eugenio Barba.
Formati in grado di promuovere la multisciplinarietà della proposta, l’ascolto fra
media diversi e fra culture di riferimento potenzialmente anche assai distanti.

Gli Spazi
Grande invero è la sublimità del creativo, alla quale tutte le cose devono il loro inizio, e che pervade tutto il cielo. Le nubi vanno, e la pioggia opera, e tutti i singoli esseri fluiscono nella loro figura.
I Ching


Nella prospettiva accennata nelle righe precedenti, i luoghi assumono la capacità di diventare una funzione attivatrice. Attivatrice di connessioni, relazioni: di azioni, di un fare che diventa temporaneo sistema di valori per poi essere immediatamente e di nuovo contestato e ridefinito
Abbiamo individuato tre luoghi che hanno le caratteristiche fisiche e una memoria
di storie accadute in grado di svolgere il compito di mettersi in relazione con la
proposta artistica, di mettersi in scena in dialogo con il perfomer.
Il primo dei tre è Villa Citerno, nella prima prossimità della cinta muraria
medioevale della città di Viterbo. Un manufatto del XIV secolo, antico ritiro dei
monaci cistercensi che albergavano nel vicino complesso conventuale di Santa
Maria in Gradi, oggi sede dell’Università della Tuscia. Sede di residenze artistiche e di progetti di ricerca sia in ambito archeologico sia di contemporaneo.
Il secondo è il borgo di Roccalvecce, frazione del comune di Viterbo. Roccalvecce, un antico insediamento etrusco, divenne successivamente un castrum romano e nel Medioevo passò attraverso vari signori, tra cui Ponzio e la famiglia Monaldeschi. Nel 1498, parti del castello furono acquisite dai Colonna e dai Chigi, per poi essere vendute nel 1642 a Prospero Costaguti la cui famiglia mantiene a tutt’oggi la proprietà.
Il terzo, il parcheggio dell’area commerciale San Lazzaro alle porte della città, luogo ricco di energie e di grande capacità evocativa.

Sostenibilità e accessibilità
Ormai da tempo ci chiediamo come possiamo organizzare eventi che riducano il proprio impatto ecologico sugli spazi che li ospitano. Vorremmo proseguire a stare
insieme (il networking è una delle attività principali di Medioera) senza che il
pianeta ne subisca il peso.
Così, dal 2013, siamo impegnati a individuare strategie per la salvaguardia di quella piccola porzione di pianeta che ci ospita.
Sebbene l’impatto dei nostri eventi possa sembrare a un primo sguardo di modesta entità, dobbiamo considerare che, tra fase preparatoria, svolgimento e chiusura, vanno considerati i trasporti, il consumo di cibo e bevande, un micro picco nella produzione di rifiuti, l’utilizzo di energia elettrica, l’impiego di materiali per gli appuntamenti in programma e per gli arredi urbani, il merchandising, la stampa dei materiali promozionali.
Sono tutti ambiti in cui è possibile trovare soluzioni sostenibili. L’obiettivo zero in
termini di spreco e impatto ambientale è ancora lontano: il nostro impegno
quotidiano è praticare le soluzioni disponibili facendo circolare le buone pratiche
già adottate altrove e immaginarne di nuove, a cominciare dalla comunicazione del
festival. Questa è l’ambizione con cui abbiamo lavorato in questi quindici primi anni di attività: la capacità, la possibilità, il desiderio, di creare comunità. Comunità
temporanee che offrono una straordinaria possibilità di incontro e scambio: di
mettere in condivisione e di connettere, a la Haraway, mondi, storie, ed esperienze
singolari. Gli spazi sono stati pensati per essere completamente accessibili e il
progetto artistico si mette in ascolto puntualmente della singolarità di ogni
persona.

Le artiste
Quando sento le persone moderne lamentarsi della solitudine, so bene cosa è accaduto. Hanno smarrito
il cosmo.
D. H. Lawrence


Il progetto curatoriale di Caterina Tomeo, dedicato alla pratica dell’ascolto
profondo, intende sensibilizzare i cittadini di Viterbo e delle zone limitrofe
all’esperienza del deep listening, grazie alle live performance di figure autoriali della ricerca italiana.
Le artiste invitate, Diana Lola Posani, Martina Carbone e Beatrice Resta faranno una residenza artistica di una settimana ospiti di Medioera Visioni Future, durante la quale raccoglieranno e registreranno suoni, ed in particolare voci, peculiari del posto – che saranno poi restituiti al pubblico sotto
forma di performance sonora.
L’iniziativa nasce da una riflessione profonda sul lavoro di Pauline Oliveros,
compositrice, improvvisatrice e performer americana, che ha incentrato la propria
indagine proprio sulla differenza tra la natura involontaria dell’udito e la natura volontaria e selettiva dell’ascolto. La celebre artista asserisce, infatti, nel suo testo più noto, Deep listening – a composer’s sound practice, che è fondamentale imparare ad ascoltare, espandere la percezione dei suoni, per comprenderne maggiormente la vastità e complessità. Una apertura dell’ascoltatore e dell’artista, con il proprio corpo e con le proprie orecchie agli altri, costituisce una occasione unica ed eccezionale di crescita come esseri umani ed empatici.

Diana Lola Posani
Diana Lola Posani, sound artist, performer e curatrice, è facilitatrice di Deep
Listening certificata dalla Deep Listening Foundation. Si esibisce
internazionalmente, scrive sulla rivista A Row of Trees, della Sonic Art Research Unit (SARU) – Oxford Brookes University, e ha debuttato nel 2022 su Fango Radio col podcast Kaikokaipuu. Attualmente è interessata a lavorare sullo spazio comune tra suono e immaginario poetico, attraverso opere interdisciplinari e poesie sonore.

Il suo lavoro è stato presentato a MACRO museo di arte contemporanea, Errant
Sound, Tsonami Sound Art Festival, NEXTONES festival, e alla mostra MEZZ’ARIA in esposizione a Palazzo Fabroni a Pistoia, curata da NUB project space, SOLETO
FESTIVAL DEI DUE MONDI. È stata pubblicata la sua traduzione del libro Deep
Listening – La pratica sonora di una compositrice di Pauline Oliveros, finora inedito
in Italia, per la casa editrice Timeo. La ricerca di Diana Lola Posani si innesca a
partire dalla tensione verso l’ascolto dell’inconoscibile. Nel suo lavoro la voce viene
utilizzata come segno narrativo, un varco che lascia intravedere frammenti di
mondi emotivi che si disfano nel suono puro. La sua sperimentazione vocale si
concentra sul rapporto co-creativo tra voce non amplificata e spazio e sulle
possibilità metamorfiche offerte dalle tecniche vocali estreme. L’immagine sonora
da autobiografica si trasforma così in un sogno collettivo, rendendo la messa in
scena semplice testimonianza di un passaggio di stato.
https://dianalolaposani.cargo.site/
https://soundcloud.com/dianalolaposani

Martina Carbone
Education
RUFA, Second Level degree in Multimedia Arts and Design
Visual Music – laser control workshop by Alberto Novello AKA Jestern
RUFA, First Level degree in Design
Body sonification workshop by Patricia J. Reis
Coded Bodies workshop by Giulia Tomasello
Hochschule Mainz, Erasmus experience
Exhibitions and performances
Witches are back, Forte Prenestino – Jeno, multimedia performance
Roma Europa Festival, REF 23, Mattatoio – Exposure, VR experience
Re-humanism, Tecnoriti, Contemporary Cluster – Jeno, multimedia installation
Biennale Venezia Teatro, teatro alle tese – Cuspidi, digital scenography
Museo Civico di Viterbo, Viterbo – Where am I?, sound installation
RUFA&SAPIENZA, Digilab – San LO’ project, multimedia installation
1metro sotto la metro, Rome – Exposure, vr installation
Fotonica, Fusolab – Exposure, vr installation
RUFA and Museo Nazionale romano – Ab aeterno, a/v installation
Videocittà, Gazometro – Antithesis, live a/v performance
Prizes
Special mention, Dancity Festival, Foligno – GMT, multimedia experience
Finalist RUFA contest – Summation over X, multimedia installation
Commisions
New Media theory, teaching assistant in DAM Academy
Mass media history and modern art, teaching assistant in RUF
Open day RUFA, moderator
Erinni cult. ass. assistant

Beatrice Resta
Performance, Vj, Interactive Experience
Ha cuurato il sound dell’opera HI-Malware presentato al Club Silencio di Torino
Ha curato il sound dell’opera Hic est Ignis presentato alla galleria Contemporary
Cluster e al Blooming Festival
Ha curato il circuito dell’installazione Hic est Ignis
Allestimento di scenografie per spettacoli e concerti
2022-2023 Collettivo Blivet

Il progetto curatoriale di Annalea Antolini ruota intorno alla ricerca dell’artista
Margherita Landi, Peaceful Places

C’è qualcosa che tocca tutti noi nel momento in cui siamo in grado di lasciar andare le nostre resistenze e condividere un abbraccio. La pandemia mondiale ha distrutto la nostra fiducia in questa semplice azione. Possiamo imparare ad abbracciare di nuovo. L’abbraccio è un gesto che tutti conosciamo e condividiamo da quando siamo nati. Stare in un abbraccio costringe a confrontarci con le nostre vulnerabilità, a volte con la scomodità della vicinanza. Peaceful Places permette a tutti di trasformare il proprio stato emotivo in movimento, allenando la propria empatia e il corpo ad abbracciare. Il progetto è un’installazione partecipativa e inclusiva. Un’esperienza di vicinanza, grazie a corpi virtuali, e allo stesso tempo un’esperienza di assenza, di solitudine, perché il tocco e l’interazione sono solo immaginati.

Landi Lanza
Margherita Landi è coreografa, video maker e antropologa. Agnese Lanza è
coreografa e danzatrice.
Nel 2019 presentano il loro primo progetto, “Tu-Torial”
dove si approfondisce la relazione fra corpo e schermo attraverso una riflessione
sul cinema con l’utilizzo della Realtà Virtuale. Nel 2020 prendono parte a Biennale
College Cinema. Nel 2021 vincono il bando Residenze Digitali e sviluppano il
progetto “Dealing with Absence”, creando coreografie a distanza attraverso l’uso
della Realtà Virtuale. Nel 2021 vincono il bando Richiedo Asilo Artistico e
sviluppano il progetto “Peaceful Places”, vincitore degli Auggie Awards 2021 nella
categoria Best Art. La loro poetica si muove tra danza e performance art, alla
ricerca di un gesto essenziale, quasi asciutto ma altamente emotivo.

Il progetto SPORE a cura di Annalisa Sacchi e Piersandra Di Matteo presenta la
ricerca delle artiste Teresa Barbagallo e Danila Gambettola

SPORE | Residenze di Ricerca Dislocate
Nato dalla concertazione inter-istituzionale tra ATCL, l’Università IUAV di Venezia e il festival Short Theatre di Roma, SPORE attiva per il secondo anno un progetto di residenze di ricerca dislocate nella regione Lazio, rivolto alla creazione artistica emergente. Istituzioni che operano a vario titolo nel settore dello spettacolo dal vivo in Italia collaborano per co-sperimentane lo snodo tra formazione, creazione e circuitazione.
SPORE invita artisti con diversi background, ma afferenti al mondo articolato della performatività, a situare la propria ricerca in luoghi esterni ai circuiti maggiori, per dedicare un tempo esclusivo allo studio e alla produzione delle prime fasi delle loro creazioni. In questi spazi il lavoro artistico, in fase di sviluppo, sarà in dialogo con curatrici che operano nel campo delle arti performative attraverso momenti di tutoraggio teorico/drammaturgico. Inoltre, secondo una logica di propagazione, le opere verranno aperte alle comunità locali, per promuovere ecosistemi temporanei di incontro tra cittadinanza e artist3.

Danila Gambettola
CUMMIA1
ideazione e performance Danila Gambettola
tecnica e suono Ulisse Schiavo
collaborazione artistica Davide Savorani (cura delle scene), Laura Pante (cura del movimento), Giada Cipollone (cura del testo), Ulisse Schiavo (cura della voce)
amministrazione Giusy Guadagno/Extragarbo
con il supporto di C32 performing art work space, Primavera dei Teatri, SPORE (ATCL e Festival Medioera di Viterbo in partnership con Short Theatre e il Corso di Teatro e Arti performative dell’Università IUAV di Venezia)

CUMMIA1 è un atto magico di natura installativa e performativa. Si manifesta attraverso una contronarrativa immaginifica di un sud Italia subalterno e marginale. L’indagine ruota attorno ai temi del magico, dell’abbandono e del performativo, dove si sperimenta una presenza che si muove tra l’autofiction e la non fiction: l’abbandono e l’invisibile sono le condizioni per la manifestazione del magico, di atteggiamenti straordinari che emergono da un sistema di relazioni tra presenze umane e non.
Pensato come un processo politico di autodifesa, CUMMIA1 un tentativo di rendere accessibile l’invisibilità culturale, sociale e politica, di un territorio e delle sue presenze.
La performance si costruisce su una temporalità discontinua, attraverso una drammaturgia che intreccia danza e testo con il suono e dimensioni installative. La performer si muove tra connessioni e disconnessioni con l’ambiente circostante, manomette il materiale entrando in contatto con stati di possessione attraverso voce e movimento. Il testo racconta di alter-ego, stati affettivi e materia spettrale. CUMMIA1 è parte di La ragazza rotta, Appunti per un manuale transmagico, Vademecum vieni con me dell’Aspromonte invisibile.

Danila Gambettola è danzatrice, performer e ricercatrice. È impegnata in una ricerca transdisciplinare che fa esplodere il concetto di coreografia, sovrapponendo frammenti drammaturgici di movimento, voce, scrittura ed elementi installativi. Vive a Venezia, dove ha lavorato come performer per The Soul Expanding Ocean #2: Isabel Lewis a Ocean Space, per Encyclopedia of Relations di Alexandra Pirici alla Biennale Arte 2022 e per la mostra Bruce Nauman, Contrapposto studies a Punta della Dogana. Si è laureata in Teatro e Arti Performative allo Iuav di Venezia, dove attualmente è collaboratrice alla didattica.


Teresa Barbagallo / ROYAL DIVORCE
Resuscianna

Resuscianna è una performance ideata a partire dalle sonorità dell’album Disintegration Loops di William Basinski. Attraverso il montaggio di immagini di scarto si dà vita a un racconto sul perturbante domestico, sulla solitudine condivisa e sulla vita precedente delle immagini.
Resusci Anne o Rescue Anne è un modello di manichino per addestramento usato per insegnare la rianimazione cardio-polmonare: il volto distintivo che la caratterizza è quello de L’Inconnue de la Seine, la maschera mortuaria di una giovane donna morta suicida nel fiume Senna alla fine del 1880. La storia della tragedia dimenticata di Resusci Anne risveglia interrogativi sulla metamorfosi ontologica delle immagini nel tempo e sull’accanimento per la sopravvivenza della memoria nell’Era digitale.
Resusci Anne indaga la memoria nel suo tentativo di sottrarsi alla conservazione. La storia individuale della sconosciuta Anne si perde, come quella di tutte le altre, nella rete iper-inclusiva, che nulla esclude e tutto inghiotte. Il corpo di Resusci Anne, invece, ritorna, e si fa sigillo, simbolo e brevetto, mutandosi in un dispositivo medico pensato per impartire norme di respirazione e sopravvivenza. Il volto di una donna suicida viene sottratto all’oblio diventando prima calco funebre, poi prodotto in serie ma in nome della rianimazione: Resusci Anne diventa quindi un simbolo di morte e resurrezione dell’immagine.

Teresa Barbagallo nasce ad Acireale nel 1995. Consegue la laurea magistrale nel 2022 presso il corso Teatro e Arti Performative all’Università IUAV di Venezia. Continua la sua ricerca nel campo degli studi d’archivio e sulle implicazioni della performance e nel 2022 produce insieme all’artista visivo Angelo Licciardello la performance en lecture The First Breath on Earth and Its Subsequent Sublime Collapse per il programma Estuario Project Space.
Nel 2023 Barbagallo fonda, a fianco dell’artista visivo Angelo Licciardello e dell’attore e regista Sebastiano Sicurezza il collettivo ROYAL DIVORCE, iniziando una ricerca sperimentale ed hauntologica sul potenziale performativo delle immagini.

FRANCIS SOSTA – PROSPETTIVE FEMMINISTE SULL’ASCOLTO – LETTURA

Francis Sosta è un’artista multidisciplinare, performer e curatrice che lavora tra Berlino e l’Italia. Sosta lavora con il suono, la performance e l’installazione audiovisiva su questioni legate all’ascolto e ai concetti di cura. Attraverso la sua
pratica artistica Sosta crea e sostiene ambienti non gerarchici per lo scambio di saperi. La sua ricerca artistica recupera lo spazio per la produzione di conoscenza queer, femminista e decoloniale, mettendo in discussione la politica, l’ecologia profonda e l’antropocentrismo. È influenzata dalla cultura rave, dai movimenti attivisti e dalle pratiche di impegno sociale per creare opere d’arte incentrate sul nesso tra comunità, ricerca e produzione. I temi centrali del lavoro di Sosta sono l’anticapitalismo, l’animismo, le tecnologie spirituali, i concetti di cura, archivio e ascolto, che indaga attraverso l’embodiment e la ricerca somatica. Di solito lavora all’interno di costellazioni collettive. Continua a studiare tecniche spirituali come l’astrologia evolutiva e i Registri Akashici. Attualmente è una doula di nascita in formazione. Sosta ha esposto il suo lavoro a livello internazionale. Ha conseguito una laurea in storia dell’arte e un master in Sound Studies and Sonic Arts. È stata assistente curatore della piattaforma artistica internazionale Invisibledrum (2022-2023) con sede a Trondheim (NO); è co-fondatrice e curatrice della residenza artistica internazionale “Music for the Not-Yet” e responsabile editoriale del Sound Studies Forum, il primo gruppo di studio interdisciplinare italiano sui Sound Studies.

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